AGGIORNATO IL 18/12/2024

Indietro

ERA ORA CHE QUALCUNO INTERVENISSE

30 luglio 2007


stampa |
11 luglio 2007
Coinvolti allevatori e veterinari: già 22 le persone fermate
Sgominato traffico illegale di cani
In cinque anni importati illegalmente in Italia oltre 70 mila
cuccioli da Romania, Ungheria e Repubblica Ceca

L'operazione
della Finanza
MILANO - Importare cuccioli di razza dai Paesi dell’est Europa per rivenderli illegalmente in tutta Italia: è questo il nuovo business delle organizzazioni criminali: «Prima pensavamo che il commercio illegale di cani celasse quello di droga e armi», racconta il maresciallo Marco Mandrelli del Nucleo di Polizia Tributaria di Bologna, in realtà ci siamo subito accorti che era il cane la fonte di reddito». E i conti sono presto fatti. Maggior margine di guadagno e minori rischi rispetto ad

Uno dei cani trovati nelle gabbie dalla Finanza
altre importazioni illegali. Questa terribile speculazione ha visto coinvolti, in cinque anni, oltre 70.000 cuccioli per un giro di affari complessivo di diversi milioni di euro. I cani, acquistati in Paesi come Romania, Ungheria e Repubblica Ceca a una media di 60 euro l’uno venivano svezzati precocemente, maltrattati e rivenduti nel nostro Paese a un prezzo che variava dai 500 ai 1500 euro. Molto spesso le loro condizioni erano così gravi da farli morire, dopo l’effetto delle droghe somministrategli per tenerli vispi e in vita, a pochi giorni dall’acquisto: giusto il tempo per far incassare ai propri aguzzini il guadagno.
ALLEVATORI E VETERINARI - Uno scenario terribile che ha visto la partecipazione di diversi soggetti incensurati, da allevatori a medici veterinari, appartenenti a una rete organizzativa che era ormai ben ramificata su tutto il territorio italiano. Grazie al lavoro del Nucleo di Polizia Tributaria di Bologna, che coordina l’inchiesta denominata “Black Dog”, in collaborazione con l’Enci (l’Ente Nazionale della Cinofilia Italia che si occupa del rilascio dei pedigree), i Comuni, il Corpo Forestale dello Stato e le Asl ci sono i primi indagati e molti sequestri. E non è ancora finita.


L’indagine continua a diversi livelli e con un unico obiettivo: interrompere questi viaggi dell’orrore grazie anche alla collaborazione dei cittadini che devono avere tutte le informazioni per scegliere un cucciolo sano attraverso le vie legali. «A tal fine, precisa Fabrizio Crivellari Direttore Generale dell’Enci, stiamo vagliando una serie di iniziative volte a rafforzare ulteriormente il controllo delle cucciolate sul territorio. A questo proposito ci sono interessanti idee, che nascono proprio dall’esperienza accumulata in questi mesi di collaborazione con la Guardia di Finanza».

LE ORIGINI DELL'INCHIESTA - «Agli uffici della Guardia di Finanza, sono arrivate numerose denunce da parte di cittadini che dichiaravano che il proprio cucciolo di razza era morto, a pochi giorni dall’acquisto, a causa di gravissime malattie come, per esempio, il cimurro» racconta il capitano Gian Luca Berruti che, insieme al maresciallo Mandrelli, è a capo dell’indagine. «I cani venivano acquistati in negozi o allevamenti con presunta autorizzazione Enci, attraverso siti Internet o durante fiere itineranti, come la Fiera del cucciolo presente ogni anno ad Assago e in molti altri paesi e città. Ogni cane era provvisto di certificato medico comprovante la sua buona salute, di regolare microchip, passaporto e pedigree, che poi si sono rivelati falsi o contraffatti, a garanzia del benessere dell’animale e delle sue origini italiane».
LE PERQUISIZIONI - Da queste prime segnalazioni sono iniziate le perquisizioni che hanno permesso di portare alla luce un’organizzazione capillare che si occupava di ogni fase legata alla vendita dei cuccioli: dall’acquisto fuori Italia, all’introduzione nel nostro Paese, alla contraffazione dei documenti, alla commercializzazione vera e propria. «Grazie ai numerosi accertamenti, svolti anche a livello internazionale, è emerso che gli indagati, a oggi 22, disponevano di strutture di base nei Paesi dell’est dove venivano fatti transitare fino a 150 cuccioli ogni due giorni» continua il Capitano Berruti. «I cani, di poco più di un mese di vita, venivano imbottiti di antibiotici e talvolta drogati con un principio attivo derivato dalla vitamina D, in grado di farli crescere nella metà del tempo. Trasportati in camion stracolmi giungevano nei presunti allevamenti abusivi che erano privi dei minimi requisiti igienico sanitari, ambientali ed edilizi previsti dalla legge».

PER I CUCCIOLI SEQUESTRATI: CURE E AFFIDAMENTO - «Tra i cani rinvenuti nei luoghi messi sotto sequestro vi è un alto tasso di mortalità. La loro condizione di salute di solito è drammatica. Nel corso degli anni, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bologna, ormai un punto di riferimento in tutta Italia per questo tipo di indagini, in collaborazione con l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) di Milano, il Corpo Forestale dello Stato e le Asl, ha salvato oltre 1.000 cuccioli che sono stati soccorsi, ospitati presso canili comunali e affidati a famiglie considerate idonee, con la formula della Custodia Giudiziale Gratuita, «una sorta di affido temporaneo» spiega il Capitano Berruti. «È di questi giorni, ad opera del Pubblico Ministero di Bologna Giuseppe Di Giorgio, il provvedimento di riscatto dei primi 100 cani sequestrati a Bologna e provincia» spiega Mandrelli. «Un provvedimento senza precedenti nel nostro Paese - continua il maresciallo - che permetterà di trasformare l’affido temporaneo in una vera e propria adozione perenne, a tutela degli animali e delle famiglie che li hanno accolti».

Chiara Bidoli

stampa |
Copyright 2007 © Rcs Quotidiani Spa